Abbiamo intervista Rinaldo Canalis e Roberto Verzino per parlare di Re.Te, un’iniziativa del Sermig che coniuga economia circolare e innovazione realizzando macchine rivoluzionare che aiutano concretamente i Paesi in via di Sviluppo.

 

L’economia circolare è Maker

Anche quest’anno l’Economia Circolare è uno dei temi centrali della Torino Maker Faire. Del resto non poteva essere altrimenti: l’economia circolare implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile; coinvolge tecnologia, innovazione e idea di futuro.
Ecco perché l’economia circolare è Maker.

In linea con l’approccio Maker e all’economia circolare è quanto sta facendo il Sermig con il progetto Re.Te, una Ong dedicata ad iniziative di cooperazione internazionale che coniuga scienza e sviluppo, tecnologia ed economia circolare. Per conoscere ancora più da vicino questa interessante realtà abbiamo intervistato Rinaldo Canalis, responsabile di Re.Te e Roberto Verzino, uno dei collaboratori tecnici di Re.te

 

Acquaponia

Acquaponia

Cos’è ReTe, quando è nata e perché?

Rinaldo Canalis: Re.Te sta per Restituzione Tecnologica. Un progetto nato l’ultima domenica di giugno 1980 in un ritiro al Sermig per dare una risposta completa alla speranza tecnologica Giorgio Ceragioli, docente universitario che scriveva sul mensile del Sermig “Nuovo Progetto”.  Da allora si sono succeduti vari progetti fino a oggi.

Per chi non lo conosce, cos’è il Sermig?

Roberto Verzino: Il Sermig è una Onlus fondata nel 1964, ha 3 sedi, una a San Paolo del Brasile, una a Madaba in Giordania e una a Torino, tutte volte all’assistenza ai più bisognosi.

 

 

Quali sono i fronti di attività e i settori di intervento più frequenti?

Frigorifero ad energia solare

Frigorifero ad energia solare

Rinaldo Canalis: L’incontro con il terzo mondo. Dal 2012 in avanti abbiamo capito che il terzo mondo é anche qui. Inoltre ci impegniamo anche sul fronte del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente. Puntiamo molto sul potersi incontrare, capire le problematiche, realizzare dei prototipi. L’obiettivo non è solo fornire questi prototipi, ma anche la possibilità di riprodurli:Burkina Faso, Tanzania, Subsahara, Bangladesh, Asia America Latina. Europa ( con l’attividità di riciclo dei vestiti) 

Che tipo di persone collaborano col gruppo ReTe e in che modo?

Rinaldo Canalis: Molti sono tecnici in pensione. Hanno una ricchezza culturale tecnica molto interessante. Molto preziosa.  Quando cambio le condizioni di vita delle persone che incontro ho vinto! Ci sono anche delle figure più “gestionali”, grazie alle quali abbiamo realizzato una incubatrice.

Roberto Verzino: Persone di qualunque tipo. Il gruppo è sparso in tutto il mondo e va dai capitani d’industria ai docenti universitari. Normalmente capita che ci si incontri, altre volte è il gruppo che chiede aiuto. Diciamo che l’approccio è quello di un gruppo di amici che si industria per dare una mano. Gli unici appuntamenti fissi sono il giovedì con una riunione di aggiornamento e poi il sabato pomeriggio ci troviamo al Villaggio Globale di Cumiana. Non c’è niente di istituzionale o vincolante

 

Cloratore

Cloratore

In un certo senso questa attività quando è nata aveva già le basi di quello che è stato il movimento dei maker 25 anni dopo, nel senso di poter costruire, fare qualcosa che abbia un impatto sulla vita delle persone nel vostro caso con una forte prevalenza d di aiuto alle persone in difficoltà. Dagli anni ’80, grazie anche al contributo di Giorgio Ceragioli, avete implementato un approccio tecnologico e da allora avete sviluppato uno serie di progetti. Nella prassi Maker si arriva ad un prodotto minimo che a volte diventa Startup, altre volte si produce in 10-15 copie. Invece voi avete prodotto tante copie di questi progetti in giro per il mondo. Qual è il vostro approccio?

Rinaldo Canalis: La prima caratteristica dei nostri progetti è che non possiamo, per forza di cose, cambiare i pezzi. Dobbiamo realizzarli qui in Italia e poi spedirli. Per questo devono essere fatti in modo da durare a lungo. In Italia i progetti sono disponibili e si possono vedere al Villaggio Globale a Cumiana. Diciamo che il nostro è un sentiero di progresso:  non abbiamo avuto la necessità di vendere questi pezzi. Per noi é stato sempre una fase di ricerca. 

Roberto Verzino: Una delle esigenze principali del mondo è la mancanza di acqua potabile. Un problema che è risolvibile in tanti modi, abbiamo fatto tanti potabilizzatori adottando diverse soluzioni (energia solare, osmosi inversa, etc.) ma quello che si è rilevato il più facile e immediato è quello di produrre candeggina in loco con un oggetto che noi chiamiamo “cloratore”, che genera dell’ipoclorito di sodio: in una bottiglietta acqua e sale da cucina, inserisci dentro i due elettrodi gestiti dall’elettronica che abbiamo messo a punto e dal pannello fotovoltaico che lo alimenta. Il dispositivo generare un disinfettante utile per sale operatorie, studi medici, ospedali. Ne abbiamo realizzati circa 250 nel mondo.

Altro oggetto che ha avuto un’ampia tiratura è quello che noi abbiamo chiamato “la lampada di Aladino”, una lampada fotovoltaica con una presa di energia che funziona da power bank, altri la utilizzano come supporto per fare una piccola ventilazione sui malati terminali.

Una delle più belle esperienze nella storia del gruppo ReTe?

Rinaldo Canalis: L’inizio di questa esperienza, nata con un dibattito molto interessante sul rapporto tra tecnologia e scienza come la leva vincente per combattere la povertà. Prima pensavo fosse importante, ma ora è fondamentale nella mia vita stessa. Inoltre, è una meravigliosa esperienza la continuità nel soccorrere i bambini di strada in Romania. Infine, l’aver progettato il frigorifero ad energia solare, privo di batterie d’appoggio che hanno una vita breve e che poi vanno sostituite e smaltite.

Roberto Verzino: Mi colpisce in modo particolare scoprire realtà diverse nel mondo. Non immaginavo che nel mondo ci sono posti dove poter avere la luce può fare la differenza. Avere un piccolo led in una stanza riscaldata solo da un stufa può aiutare questa famiglia e quindi a cambiare l’assetto economico di una famiglia. Per questo abbiamo costruito dei generatori di elettricità dal calore della stufa. Altro aspetto che mi piace è quello di poter dare un senso di speranza a queste persone, specialmente ai giovani. È davvero un’esperienza tecnico.

Da un punto di vista invece tecnico, molto bella l’esperienza del frigorifero. Anche qui, nato sulla base di esigenze che ci sono state rappresentate, cioè: la corrente elettrica non c’è, e se spesso si stacca, quindi nel frigo perdiamo tutto. Per questo abbiamo creato un frigo ad energia solare, privo di batteria di appoggio, quindi con tecnologie molto semplici che possono essere riproducibili lì. È un progetto importante che porta nuova ricchezza, sviluppo economico e tutela della salute (immaginiamo ai medicinali che vanno conservati in frigo). Da un punto di vista tecnico è interessante il fatto che il frigo immagazzina il freddo in acqua ghiacciata.

A proposito del frigorifero, avete ospitato dei ragazzi del Burkina Faso a cui avete insegnato come realizzarlo.

Roberto Verzino: Esatto, abbiamo aiutato delle persone a venire qui per imparare a costruire il frigorifero. Di recente sono tornati a casa e ora sono pronti a realizzare il frigorifero in casa.

Borraccia a raggi ultravioletti UVC

Borraccia a raggi ultravioletti UVC

Tra gli altri dispositivi, ho visto un tappo con un Led. Di cosa si tratta?

Roberto Verzino: Sì, quella è una borraccia che disinfetta mezzo litro d’acqua in pochi minuti mediante un Led a raggi ultravioletti tipo Uvc. Molto utile in zone del mondo dove le mamma non hanno la possibilità di allattare i figli. Questo progetto ha avuto ricadute interessanti perché ci siamo appoggiati ad un istituto scolastico per certificare l’efficacia di questo dispositivo e sono nate interazioni interessanti dal punto di vista umano.

Quali le collaborazioni con ditte e istituzioni? Come vi finanziate?

Rinaldo Canalis: Ci autofinanziamo. Tutti i nostri progetti (salvo recenti eccezioni sulla partecipazione a dei bandi) sono pagate da noi. Cerchiamo di recuperarli da noi. Ci sono anche delle ditte e delle fondazioni che si sono dimostrate generose e dei progetti già finanziati.

Roberto Verzino: È tutto autofinanziato. Ognuno si adopera chiedendo in giro dove poter recuperare quel determinato componente. Per fortuna le nostre tecnologie sono così povere che riusciamo ad andare avanti con i nostri progetti. Abbiamo inoltre delle collaborazioni con alcune ditte e questo mi entusiasma.

 

Fate Crowd Funding? 

Sì, quando c’è la necessità di ottenere dei fondi.

Faresti una azienda?

No, costa di più farlo. Noi invece siamo per natura resilienti.

 

La macchina per creare l'acqua dall'aria

La macchina per creare l’acqua dall’aria

Come offrire il proprio contributo?

Rinaldo Canalis: Noi cerchiamo una continuità oltre i limiti del volontariato con assiduità e costanza. Per questo ci incontriamo a Torino presso l’Arsenale ed al Villagio Globale il sabato Pomeriggio. Infine abbiamo un appuntamento ogni giovedì sera alle 18.

 

Quali le prospettive e i piani per il futuro del gruppo?

Rinaldo Canalis: Il progetto del frigorifero si sta sviluppando e sta crescendo. Anche l’interessante progetto di realizzare l’acqua dall’aria sta prendendo forma. Stanno nascendo delle collaborazioni come quella con il Politecnico di Torino. 

Roberto Verzino:  Questo periodo non è stato semplice, ma proprio la pandemia ha scatenato delle capacità impensabili, come ad esempio la realizzazione degli ozonizzatori. Vogliamo crescere come gruppo, collaborare con realtà come la Maker Faire e speriamo che ci saranno tante persone che verranno a vedere i nostri progetti.

 

Il video completo dell’intervista a Roberto Verzino

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